Molto spesso la presenza in classe di alunni che presentano diagnosi di ADHD spinge a ricercare strumenti e strategie concrete e immediatamente spendibili che distolgono l’attenzione dal ruolo che le personali modalità relazionali (in modo più o meno esplicito) esercitano nella regolazione del contesto e del comportamento degli stessi bambini.
Due concetti chiave che possono qualificare efficaci modalità relazionali sono quelli di coerenza e comprensione.
Un adulto coerente è colui che stabilisce in modo chiaro, semplice ed esplicito le regole e i comportamenti ammessi in classe, affinché il bambino sappia esattamente quanto è considerato accettabile e quanto, al contrario, non è ammesso.
I comportamenti attesi devono essere spiegati bene, resi visibili e accessibili, descritti in modo calmo e autorevole fin dal primo giorno e soprattutto condivisi da tutti i bambini, affinché possano essere compresi e non solamente imposti.
La comprensione, di conseguenza, riguarda da un lato la capacità di trasmettere l’importanza delle regole per la vita sociale e per la crescita personale degli alunni della classe, dall’altro la consapevolezza rispetto alla possibilità che non sempre le strategie, le regole definite, le personali modalità relazionali si dimostreranno sufficienti ad assicurare momenti (o giornate) in cui la caratteristiche dell’ADHD sembreranno avere la meglio.
Il bambino potrebbe, in tali circostanze, avere bisogno di maggiore flessibilità oltre che di un adulto non giudicante.
“Il bambino iperattivo ha comportamenti problematici, ma NON è un bambino problematico” (D. Arcangeli)
Per approfondire
Marzocchi G. M. et al. (2011), La presa in carico dei bambini con ADHD e DSA. Costruzione di una rete tra clinici, genitori e insegnanti, Trento: Erickson
Fedeli D. (2012), Il disturbo da deficit di attenzione e iperattività, Roma: Carocci
Arcangeli D. (2020), ADHD, cosa fare (e non), Trento: Erickson