Le difficoltà di autoregolazione sono la caratteristica centrale del Disturbo da Deficit di Attenzione e Iperattività; esse interessano più livelli:
– la regolazione dell’attenzione
– i deficit delle funzioni esecutive
– la gestione del comportamento
– la disregolazione emotiva
Per tale ragione è opportuno che i principali contesti di vita del bambino – in particolare la famiglia e la scuola – si attivino per supportarne dall’esterno le abilità di autocontrollo, favorendo l’emergere di comportamenti adattivi e intervenendo in anticipo rispetto alla comparsa di eventuali comportamenti problema
Pensare al lavoro in classe
Nel momento in cui chiediamo ad un bambino con ADHD di svolgere le attività e i compiti prefissati, dobbiamo avere considerato in anticipo alcuni importanti fattori: la complessità, il tempo e il controllo.
La complessità si riferisce alla necessità di selezionare e costruire prove, esercizi e verifiche che partano dalle reali competenze del bambino, a seguito di un’attenta osservazione delle sue abilità attuali, per prevedere solo in seguito una complessità crescente delle proposte.
Questa strategia consente certamente di consolidare le conoscenze e le capacità già in possesso del bambino, ma è pensata per evitare (anticipandolo) il senso di frustrazione e il conseguente evitamento del compito sperimentato quando la prova viene percepita come troppo lunga o complessa.
- Il tempo si riferisce alla necessità di prevedere più momenti per svolgere le prove o una riduzione proporzionale delle attività rispetto ai compagni.
Questa strategia è utile per far fronte ai ridotti tempi attentivi dei bambini con ADHD, garantendo al contempo l’espressione massima delle loro potenzialità di apprendimento.
Diventa quindi importante analizzare anticipatamente i tempi di attenzione dell’alunno e di conseguenza organizzare il lavoro in classe alternando tipologie di attività con pause concordate.
- Il controllo si riferisce alla necessità che l’educatore o l’insegnante funga da “Sistema Attentivo Vicario” del bambino, controllando e verificando costantemente lo svolgimento delle diverse fasi di lavoro, accertandosi che le difficoltà attentive non stiano ostacolando l’effettiva possibilità di apprendere.
Non è un caso che molti insegnanti riferiscano che in alcune circostanza sia sufficiente la vicinanza fisica bambino per rendere il suo comportamento più efficace.
Per approfondire
Marzocchi G. M. et al. (2011), La presa in carico dei bambini con ADHD e DSA. Costruzione di una rete tra clinici, genitori e insegnanti, Trento: Erickson
Fedeli D. (2012), Il disturbo da deficit di attenzione e iperattività, Roma: Carocci